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Pubblicazioni

 

L’ONESTÀ TRAGICA DI FRANCIS SCOTT FITZGERALD
di Nicola Manuppelli

 

È difficile parlare della prima versione di un libro divenuto a suo modo leggendario. Di solito si dice che le versioni non corrette siano reali e quelle pubblicate (ed editate) migliori. Le prima chiariscono le intenzioni dello scrittore, le seconde rappresentano un risultato più finito e godibile. E spesso è così. Quasi sempre, anzi. Ma ci sono casi in cui entrambe le versioni hanno validità e ci delineano un quadro più definito dal punto di vista della storia o dei personaggi. E questo riguarda quegli scrittori che sembrano più “ascoltare” le trame, invece di volerle “imporre” alla pagina. Si tratta dello stesso libro, insomma, ma girato in due momenti diversi. E la prima stesura costituisce una sorta di film presentato nel montaggio e nel taglio voluto dal regista. La versione non “corrotta” (senza volere dare al termine una accezione negativa) Questo è il caso di Trimalchio, scritto da Fitzgerald e mandato a Perkins il 27 ottobre del 1924 

Femminismo di frontiera
​di Elisabetta Rasy da Il Sole 24ore, 21 luglio 2013


Quando alla fine degli anni Ottanta Hollywood decise di celebrare con il film Una donna in carriera l’irresistibile ascesa della lavoratrice americana, da più di un secolo questa figura si era tenacemente installata nell’immaginario d’oltreoceano. C’erano state eroine della letteratura popolare molto apprezzate, come la Jo March di Piccole donne nel 1868, e a suo modo anche la Scarlet O’Hara di Via col vento. Ma il lavoro femminile, la sua potenza, la sua capacità di distinguersi erano state anche al centro dell’opera di una scrittrice colta e tutt’altro che concessiva al gusto melodrammatico del grande pubblico. Con un’idea precisa in mente: «La storia di ogni paese comincia nel cuore di un uomo o di una donna», Willa Cather nel 1913 aveva dato alle stampe il suo grande romanzo americano, Pionieri 

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